16 GIUGNO

Intenzione
Riparare le impurità e gli scandali del mondo.
ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA
Nei giorni precedenti abbiamo considerato la misericordia di Dio; ora
consideriamo la sua giustizia.
Il pensiero della divina bontà è confortante, ma quello della divina giustizia è
più fruttuoso, quantunque meno piacevole. Dio non deve considerarsi solo per
metà, come dice San Basilio, cioè pensandolo soltanto buono; Dio è anche giusto;
e poiché gli abusi della divina misericordia sono frequenti, meditiamo i rigori
della divina giustizia, per non cadere nella disgrazia dell'abuso della bontà
del Sacro Cuore.
Dopo il peccato, bisogna sperare nella misericordia, pensare alla bontà di quel
Cuore Divino, il quale accoglie con amore e gioia l'anima pentita. Il disperare
del perdono, anche dopo un numero sterminato di colpe gravi, è un insulto al
Cuore di Gesù, fonte di bontà.
Ma prima di commettere un grave peccato, bisogna pensare alla terribile
giustizia di Dio, la quale può ritardare a punire il peccatore (e questa è
misericordia!), ma certamente lo punirà, o in questa o nell'altra vita.
Tanti peccano, pensando: Gesù è buono, è Padre di misericordia; farò un peccato
e poi lo confesserò. Certamente Dio mi perdonerà. Quante volte mi ha
perdonato! ...
Dice Sant'Alfonso: Non merita la misericordia di Dio, chi si serve della sua
misericordia per offenderlo. Chi offende la giustizia divina, può ricorrere alla
misericordia. Ma chi offende la misericordia abusandone, a chi ricorrerà?
Dice Dio: «Non dire: La misericordia di Dio è grande ed avrà compassione della
moltitudine dei miei peccati (... quindi posso peccare!)» (Eccl., VI).
La bontà di Dio è infinita, ma gli atti della sua misericordia, nei rapporti con
le singole anime, sono finiti. Se il Signore sopportasse sempre il peccatore,
nessuno andrebbe all'inferno; invece si sa che tante anime si dannano.
Iddio promette il perdono e lo concede volentieri all'anima pentita, risoluta di
lasciare il peccato; ma chi pecca, dice S. Agostino, abusando della divina
bontà, non è un penitente, ma uno schernitore di Dio. «Con Dio non si scherza!» dice San Paolo (Galati, VI, 7).
La speranza del peccatore dopo la colpa, quando c'è il vero pentimento, è cara
al Cuore di Gesù; ma la speranza dei peccatori ostinati, è l'abominio di Dio
(Giobbe, XI, 20).
Taluno dice: «Il Signore mi ha usato tanta misericordia nel passato; spero che me
la userà anche in avvenire.» Si risponde: «E per questo tu vuoi ritornare ad offenderlo? Non pensi che così tu disprezzi la
bontà di Dio e stanchi la sua pazienza? E' vero che il Signore in passato ti ha
sopportato, ma ha agito così per darti tempo a pentirti dei peccati e piangerli,
non per darti tempo di offenderlo ancora!»
E’ scritto nel libro dei Salmi: «Se non vi convertite, il Signore ruoterà la sua
spada» (Salmi, VII, 13). Chi abusa della divina misericordia, tema l'abbandono di
Dio! O muore improvvisamente mentre pecca o viene privato delle grazie divine
abbondanti, per cui non avrà la forza di lasciare il male e morrà nel peccato.
L'abbandono di Dio porta alla cecità della mente e all'indurimento del cuore.
L'anima ostinata nel male è come una campagna senza muro e senza siepe. Dice il
Signore: «Toglierò la siepe e la vigna sarà devastata» (Isaia, V, 5).
Quando un'anima abusa della bontà divina, viene abbandonata così: le toglie Dio
la siepe del suo timore, il rimorso di coscienza, la luce della mente ed allora
entreranno in quell'anima tutti i mostri dei vizi (Salmi, CIII, 20).
Il peccatore abbandonato da Dio disprezza tutto, pace del cuore, ammonizioni,
Paradiso! Cerca di godere e di distrarsi. Il Signore lo vede ed aspetta ancora;
ma più ritarda il castigo e maggiore sarà. «Usiamo misericordia all'empio, dice
Dio, ed egli non si rimetterà!» (Isaia, XXVI, 10).
Oh quale castigo è quando il Signore lascia l'anima peccatrice nel suo peccato e
pare che non gliene domandi conto! Dio vi aspetta per rendervi vittime della sua
giustizia nella vita eterna.
Domanda il profeta Geremia: Per qual motivo tutto va a seconda per gli empi? Poi
risponde: Tu, o Dio, li raduni quale gregge al macello (Geremia, XII, 1).
Non c'è maggior castigo, che il permettere Dio che il peccatore aggiunga peccati
a peccati, secondo ciò che dice Davide: «Aggiungono iniquità ad iniquità... Siano
cancellati dal libro dei viventi!» (Salmi, 68).
O peccatore, rifletti! Tu pecchi e Dio, per sua misericordia, tace, ma non tace
sempre. Quando giungerà l'ora della giustizia, ti dirà: «Queste iniquità hai
fatte ed io ho taciuto. Hai creduto, iniquo, che io sia simile a te! Ti prenderò
e ti metterò contro la tua stessa faccia!» (Salmi, 49).
La misericordia che il Signore usa al peccatore ostinato, sarà motivo di più
terribile giudizio e condanna.
Anime devote del Sacro Cuore, ringraziate Gesù della misericordia che vi ha
usato nel passato; promettete di non abusare mai della sua bontà; riparate oggi,
ed anche tutti i giorni, gl'innumerevoli abusi che fanno i cattivi della
misericordia divina e così consolerete il suo afflitto Cuore!
Il Commediante
S. Alfonso, nel suo libro «Apparecchio alla morte», narra:
Si era presentato al Padre Luigi La Nusa, a Palermo, un commediante, il quale,
spinto dai rimorsi dello scandalo, decise di confessarsi. Ordinariamente chi
vive a lungo nell'impurità, non suole distaccarsi risolutamente dal vizio. Il
santo Sacerdote, per illustrazione divina, vide lo stato misero di quel
commediante e la sua poca buona volontà; perciò gli disse: «Non abusate della
divina misericordia; Dio vi concede ancora dodici anni di vita; se entro questo
tempo non vi correggete, farete una mala morte.»
Il peccatore dapprima s'impressionò, ma poi si tuffò nel mare dei piaceri e non
sentì più il rimorso. Un giorno incontrò un amico e a vederlo pensoso, gli
disse: «Cosa ti è capitato?» «Sono stato a confessarmi; vedo che la mia coscienza
è imbrogliata!» «E lascia la malinconia! Godi la vita! Guai a impressionarsi di
ciò che dice un Confessore! Sappi che un giorno il Padre La Nusa mi disse che
Dio mi dava ancora dodici anni di vita e che se nel frattempo io non avessi
lasciato l'impurità, sarei morto malamente. Proprio in questo mese si compiono i
dodici anni, ma io sto benissimo, godo sul palcoscenico, i piaceri, sono tutti
miei! Vuoi stare allegro? Vieni sabato prossimo a vedere una nuova commedia, da
me composta.»
Il sabato, 24 novembre 1668, mentre l'artista stava per presentarsi sulla scena,
fu colpito da paralisi e morì tra le braccia di una donna, pure commediante. E
così finì la commedia della sua vita!
Chi male vive, male muore!

Fioretto
Recitare devotamente il Rosario, affinché la Madonna ci liberi dal furore della
divina giustizia, specialmente nell'ora della morte.

Giaculatoria
Dalla tua ira, liberaci, o Signore!