ntroduzione Novena di ringraziamento alla Vergine del Rosario di Pompei

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?»
(Lc.17, 11-18)
Quante volte cerchiamo mille modi per ottenere grazie e favori sovrannaturali e quante altre altrettante volte ci dimentichiamo di ringraziare?
Sembra che tutto ci sia dovuto. Anche dopo aver ricevuto la Comunione ci si dimentica di ringraziare, di restare in ginocchio e magari in silente adorazione, preferendo così di scappare appena finita la Messa o di assumere atteggiamenti che non testimoniano affatto le grazie ricevute nella Messa, nella preghiera.
Incalcolabili sono state in oltre cento anni le grazie concesse dalla Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei a tutti quelli che si sono rivolti a Lei pregandola con la “Novena d’Impetrazione”.
Tra questi anche la figlia del Commendatore Agrelli di Napoli, alla quale la Madonna apparve personalmente nel 1884, dicendole: «Ogni volta che vuoi grazie da me, fammi tre Novene con la recita delle quindici poste del Rosario ed altre tre Novene per ringraziamento». La giovane Fortunatina Agrelli eseguì alla lettera le indicazioni della Vergine e guarì prodigiosamente. Nel 1889, Bartolo Longo compose, poi, la “Novena di Ringraziamento”, della quale sono state stampate numerosissime edizioni, in italiano ed in varie lingue straniere.

Francesco Manisco

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