8 GIUGNO

Intenzione
Riparare per coloro che si ribellano alla volontà di Dio nelle sofferenze.
LA CROCE
Gesù ci presenta il suo Divin Cuore sormontato da una piccola Croce. Il segno
della Croce, distintivo di ogni cristiano, sia particolarmente il distintivo dei
devoti del Sacro Cuore.
Croce significa sofferenza, rinuncia, dedizione. Gesù per la nostra redenzione,
per dimostrarci l'infinito suo amore, si sottopose ad ogni genere di dolore,
sino a dare la vita, umiliato come un malfattore con la condanna a morte.
Gesù abbracciò la Croce, la portò sulle sue spalle e vi morì inchiodato. Il
Divin Maestro ripete a noi le parole che disse durante la sua vita terrena: Chi
vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua! (S.
Matteo, XVI-24).
I mondani non intendono il linguaggio di Gesù; per loro la vita è unicamente
piacere e la loro preoccupazione è tenere lontano tutto ciò che richiede
sacrificio.
Le anime che aspirano al Cielo devono considerare la vita come tempo di
combattimento, come periodo di prova per dimostrare a Dio il loro amore, come
preparazione alla felicità eterna. Per seguire gl'insegnamenti del Vangelo,
devono tenere a freno le passioni, andare contro lo spirito del mondo e
resistere alle insidie di Satana. Tutto ciò richiede sacrificio e costituisce la
croce quotidiana.
Altre croci presenta la vita, più o meno pesanti: povertà, contrasti,
umiliazioni, incomprensioni, malattie, lutti, disillusioni ...
Le anime piccine nella vita spirituale, quando godono e tutto va secondo i loro
gusti, piene d'amor di Dio, (come credono loro!), esclamano: «Signore, come sei
buono! Ti amo e ti benedico! Quanto amore mi dai!» Quando invece sono sotto
il peso della tribolazione, non avendo il vero amor di Dio, giungono a dire:
«Signore, perché mi tratti male? ... Ti sei dimenticato di me? ... È questa
la ricompensa delle preghiere che faccio? ...»
Povere anime! Non comprendono che dove c'è la Croce, c'è Gesù, e dove c'è Gesù,
c'è anche la Croce! Non pensano che il Signore dimostra il suo amore a noi,
mandandoci più croci che consolazioni.
Certi Santi, qualche giorno in cui non avevano alcun che da soffrire, si
lamentavano con Gesù: «Oggi, o Signore, pare che ti sei dimenticato di me!
Non mi hai donato nessuna sofferenza!»
La sofferenza, benché ripugnante alla natura umana, è preziosa e bisogna
apprezzarla: distacca dalle cose del mondo e fa aspirare al Cielo, purifica
l'anima, facendo riparare i peccati commessi; aumenta il grado di gloria in
Paradiso; è moneta per salvare altre anime e per liberare quelle del Purgatorio;
è fonte di gioia spirituale; è consolazione grande per il Cuore di Gesù, che
attende l'offerta delle sofferenze come riparazione dell'amore divino offeso.
Come comportarsi nella sofferenza? Prima di tutto si preghi, ricorrendo al Sacro
Cuore. Nessuno può comprenderci meglio di Gesù, il quale dice: «O voi tutti, che
vi affaticate e siete sotto il peso della tribolazione, venite a me ed io vi
ristorerò!» (Matteo 11-28).
Quando abbiamo pregato, lasciamo fare a Gesù; Egli sa quando liberarci dalla
tribolazione; se ci libera subito, ringraziamolo; se ritarda ad esaudirci,
ringraziamolo ugualmente, uniformandoci pienamente alla sua volontà, che agisce
sempre per il nostro maggior bene spirituale. Quando si prega con fede, l'anima
si rafforza e si risolleva.
Una delle Promesse fatte dal Sacro Cuore ai suoi devoti è proprio questa: «Li
consolerò nelle loro afflizioni.» Gesù non mentisce; perciò si abbia fiducia in
Lui.
Si fa un appello ai devoti del Divin Cuore: non sprecare le sofferenze, neppure
le piccole, ed offrirle tutte, sempre con amore a Gesù, affinché Egli le
utilizzi per le anime e per consolare il suo Cuore.
Sono vostro figlio!
In una nobilissima famiglia romana si era svolta una festa solenne. Il figlio
Alessio aveva contratto matrimonio.
Nel fiore degli anni, con una nobile sposa, padrone d'immense ricchezze, la
vita gli si presentava come un giardino in fiore.
Lo stesso giorno delle nozze gli apparve Gesù: «Lascia, figlio mio, le delizie
del mondo! Segui la via della Croce e avrai un tesoro in Cielo!»
Ardente d'amore per Gesù, senza dire nulla ad alcuno, la prima notte del
matrimonio il giovane abbandonò la sposa e la casa e si mise in viaggio, col
proposito di visitare le principali Chiese del mondo. Diciassette anni durò la
pellegrinazione, seminando al suo passaggio la devozione a Gesù e a Maria
Santissima. Ma quanti sacrifici, privazioni ed umiliazioni! Trascorso questo
tempo, Alessio ritornò a Roma e si presentò alla casa paterna senza essere
riconosciuto, domandando al padre suo l'elemosina e supplicandolo che lo
accettasse in qualità dell'ultimo servo. Fu ammesso al servizio.
Stare nella propria casa e vivere da estraneo; avere il diritto di comandare e
stare soggetto; potere essere onorato e ricevere umiliazioni; essere ricco ed
essere considerato povero e vivere da tale; e tutto ciò per ben diciassette
anni; quanto eroismo in un vero amante di Gesù! Alessio aveva compresa la
preziosità della Croce ed era felice di offrire ogni giorno a Dio il tesoro
della sofferenza. Gesù lo sosteneva e lo confortava.
Prima di morire lasciò uno scritto: «Sono Alessio, vostro figlio, colui che il
primo giorno delle nozze abbandonò la sposa».
Al momento della morte, Gesù glorificò colui che tanto lo aveva amato. Appena
spirata l'anima, in tante Chiese di Roma, mentre i fedeli si erano raccolti, si
udì una voce misteriosa: Alessio è morto da Santo! ...
Il Papa Innocenzo Primo, conosciuto il fatto, ordinò che il corpo di Alessio
fosse portato con sommo onore nella Chiesa di San Bonifacio.
Innumerevoli miracoli Dio operò al suo sepolcro.
Com'è generoso Gesù con le anime che sono generose nella sofferenza!

Fioretto
Non sprecare le sofferenze, specialmente le piccole, che sono le più frequenti e
le più facili a sopportarsi; offrile con amore al Cuore di Gesù per i
peccatori.

Giaculatoria
Dio sia benedetto!