21 GIUGNO

Intenzione
Riparare per la gioventù maschile e femminile.
UMILTA’ DI GESÙ
Il Cuore di Gesù si presenta al mondo, non solo come modello di mitezza, ma
anche di umiltà. Queste due virtù sono inseparabili, per cui chi è mite è pure
umile, mentre chi è impaziente suole essere anche superbo. Impariamo da Gesù ad
essere umili di cuore.
Il Redentore del mondo, Gesù Cristo, è il medico delle anime e con la sua
Incarnazione volle curare le piaghe dell'umanità, specialmente la superbia, che
è la radice di
ogni peccato, e volle dare luminosissimi esempi d'umiltà, sino a dire: Imparate
da me, che sono umile di Cuore!
Riflettiamo un po' sul gran male che è la superbia, per detestarla e per
invogliarci dell'umiltà.
La superbia è la stima esagerata di se stessi; è il desiderio disordinato della
propria eccellenza; è la smania di comparire e attirarsi la stima altrui; è la
ricerca della lode umana; è l'idolatria della propria persona; è una febbre che
non dà pace.
Dio odia la superbia e la punisce inesorabilmente. Cacciò dal Paradiso Lucifero
e tanti altri Angeli, rendendoli tizzoni d'inferno, a motivo della superbia; per
la stessa ragione punì Adamo ed Eva, i quali avevano mangiato il frutto
proibito, sperando di divenire simili a Dio.
La persona superba è disprezzata da Dio ed anche dagli uomini, perché costoro, pur
essendo superbi, ammirano e sono attratti dall'umiltà.
Lo spirito del mondo è spirito di superbia, che si manifesta in mille modi.
Lo spirito del Cristianesimo invece è tutto improntato all'umiltà.
Gesù è il modello perfettissimo dell'umiltà, abbassandosi oltre ogni dire, sino
a lasciare la gloria del Cielo e farsi Uomo, a vivere nel nascondimento di una
povera bottega e ad abbracciare ogni sorta di umiliazione, specialmente nella
Passione.
Amiamo anche noi l'umiltà, se vogliamo piacere al Sacro Cuore, e pratichiamola
ogni giorno, perché ogni giorno se ne presentano le occasioni.
L'umiltà consiste nello stimarci per quello che siamo, cioè un impasto di
miseria, fisica e morale, e nell'attribuire a Dio l'onore di qualche bene che in
noi riscontriamo.
Se riflettiamo su ciò che realmente siamo, dovrebbe costarci poco il mantenerci
umili. Abbiamo forse delle ricchezze? O le abbiamo ereditate e questo non è
nostro merito; o le abbiamo acquistate, ma presto dovremo lasciarle.
Abbiamo un corpo? Ma quante miserie fisiche!... Si perde la salute; sparisce la
bellezza; ci attende il disfacimento del corpo.
E l'intelligenza? Oh, com'è limitata! Come sono scarse le cognizioni umane,
davanti allo scibile dell'universo!
La volontà poi è inclinata al male; si vede il bene, si apprezza e tuttavia ci
si appiglia al male. Oggi si detesta il peccato, domani lo si commette
pazzamente.
Come possiamo insuperbirci se siamo polvere e cenere, se siamo nulla, anzi se
siamo numeri negativi davanti alla Divina Giustizia?
Poiché l'umiltà è il fondamento di ogni virtù, i devoti del Sacro Cuore facciano
di tutto per praticarla, poiché, come non si può piacere a Gesù se non si ha la
purezza, che è l'umiltà del corpo, così non gli si può piacere senza l'umiltà,
che è la purezza dello spirito.
Pratichiamo l'umiltà con noi stessi, non cercando di comparire, non brigando per
guadagnarci la lode umana, respingendo subito i pensieri di orgoglio e di vana
compiacenza, anzi facendo un atto d'umiltà interna ogni qual volta avvertiamo un
pensiero di superbia. Si mortifichi la voglia di primeggiare.
Siamo umili con il prossimo, non disprezziamo alcuno, perché chi disprezza,
dimostra di avere molta superbia. L'umile compatisce e copre i difetti altrui.
Non si trattino con alterigia gl'inferiori ed i dipendenti.
Si combatta la gelosia, che è la figlia più pericolosa della superbia.
Si accettino in silenzio le umiliazioni, senza scusarsi, quando questo non porta
conseguenze. Come benedice Gesù quell'anima, che accetta un'umiliazione in
silenzio, per amore suo! Lo imita nel suo silenzio davanti ai tribunali.
Quando si riceve qualche lode, si offra subito a Dio la gloria e si faccia un
atto di umiltà internamente.
Si pratichi più che tutto l'umiltà nei rapporti con Dio. La superbia spirituale
è molto pericolosa. Non ci si stimi più buoni degli altri, perché il Signore è
il Giudice dei cuori; convinciamoci che siamo peccatori, capaci di ogni peccato,
se Dio non ci sostenesse con la sua grazia. Chi sta in piedi, stia attento a non
cadere! Chi ha la superbia spirituale e crede di avere molta virtù, tema di fare
qualche grave caduta, perché Dio potrebbe rallentare la sua grazia e permettere
che cada in umilianti colpe! Il Signore resiste ai superbi e li umilia, mentre
si avvicina agli umili e li esalta.
Minaccia divina
Gli Apostoli, prima che ricevessero lo Spirito Santo, erano molto imperfetti e
lasciavano a desiderare riguardo all'umiltà.
Non comprendevano gli esempi che loro dava Gesù e le lezioni d'umiltà, che
sgorgavano dal suo Cuore Divino. Una volta il Maestro li chiamò a sé vicino e
disse: Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano ed i grandi
esercitano il potere sopra di esse. Ma tra voi non sarà così; anzi chi vorrà tra
voi divenire maggiore, sia vostro ministro. E chi vorrà tra voi essere il primo,
sia vostro servo, come il Figliuolo dell'Uomo, che non è venuto ad essere
servito, ma a servire ed a dare la sua vita in redenzione di molti (S. Matteo,
XX - 25).
Quantunque alla scuola del Maestro Divino, gli Apostoli non si distaccarono
subito dallo spirito di superbia, sino a meritarne rimprovero.
Un giorno si avvicinavano alla città di Cafarnao; approfittando che Gesù era un
po' scostato e pensando che non li ascoltasse, misero avanti la questione: chi
di loro fosse il più grande. Ognuno portava le ragioni del proprio primato. Gesù
tutto udiva e taceva, addolorato che i suoi intimi non apprezzassero ancora il
suo spirito d'umiltà; ma giunti a Cafarnao ed entrati in casa, domandò loro: Di
che cosa discorrevate per via?
Gli Apostoli compresero, arrossirono e tacquero.
Gesù allora si sedette, prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e dopo averlo
abbracciato, disse: Se non mutate e non divenite come pargoli, non entrerete nel
regno dei Cieli! (Matteo, XVIII, 3). Questa è la minaccia che fa Gesù ai
superbi: non ammetterli nel Paradiso.

Fioretto
Pensare alla propria nullità, richiamando alla mente il giorno in cui saremo
cadaveri dentro una bara.

Giaculatoria
Cuore di Gesù, dammi il disprezzo delle vanità del mondo!